vendredi 1 avril 2016

Patagonia dicembre 2015 gennaio 2016

Torre Egger, Psycho Vertical
Prima ripetizione, in stile alpino.
950mt 6c A3, 90°,M8
La Patagonia e le sue montagne incredibili, paesaggi mozzafiato e vie leggendarie, come non sognare una salita come questa.
Psycho Vertical é una linea evidente nel cuore di una parete impressionante qui ci si confronta a mito e leggenda, ad Alpinisti e uno stile di altri tempi.
La via é stata aperta nel 1986 dagli Sloveni Karo, Knez e Jeglic, con impiego di corde fisse, mai ripetuta, mai tentata, qui i gradi contano poco, basta leggere i nomi dei primi salitori, il nome della via, guardare il tracciato diretto e dalla verticalità implacabile, tutto cio stimola molto la mia mente, e piu che mai sento che questa pazza idea di andare a provare una via simile é la ragione per cui sono qui in Patagonia per la quarta volta.
All' inizio di gennaio dopo tanto maltempo abbiamo una chance di fare qualcosa di bello.
Per questa via straordinaria ho potuto contare sulla presenza rassicurante dei miei compagni Tomas Roy Aguilo e Roli Striemitzer
Ci armiamo di tanti camalot di tutte le taglie, qualche chiodo, nessuno spit due giorni di cibo e bivacco leggero.
Sotto un sole splendente schiacciati sotto il peso degli zaini copriamo tutta la distanza che separa il villaggio dal Noruegos, scopriamo con stupore che due amici Argentini
Carlitos e Inaki sono al bivacco e che hanno lo stesso nostro progetto.
Per questa via non avevo nessun dubbio che la convivenza in parete avrebbe comportato diversi pericoli. Senza piano B, decidiamo di scalare davanti e affrontare ogni ostacolo e problema passo a passo.
All'una del mattino partiamo in direzione della parete. La neve non ha gelato e facciamo la traccia nella neve bagnata.
Roli sale i primi tiri del canale, non facili, a causa della neve poco consolidata nei tratti piu verticali. Dopo questi 4 tiri siamo felici di lasciare questo pericoloso canale.
Tomi attacca la parete di granito verticale su roccia ottima ma con qualche blocco instabile...
Dopo aver sfiorato l'incidente decidiamo di unire le due cordate di modo a ridurre i rischi. Io e Tomi ci dividiamo la scalata e
i ragazzi dietro di noi saliranno con le jumar con il duro compito di portare su gli zaini pesanti
Dopo un difficile tiro di artificiale Tomi mi passa la corda e continuo lungo una serie di fessure e diedri sempre piu bagnati e strapiombanti. L'ambiente é impressionante ma stiamo avanzando secondo i piani.
Dopo il canale con tratti di ghiaccio verticale,
il grande diedro inferiore ed il tratto con due tiri di artificiale difficili, raggiungiamo una zona con grandi fessure strapiombanti all'incirca a metà parete.
Sentiamo il vento soffiare attraverso il Colle e una nuvola avvolge la montagna, la meteo lo prevedeva e siamo fiduciosi che il giorno seguente sarà molto bello.
Dobbiamo trovare un posto da bivacco adatto al nostro gruppo ed un triangolo di ghiaccio ai piedi di un diedro strapiombante sembra essere quanto di meglio possiamo sperare di trovare in questa parete verticale.
I ragazzi iniziano a tagliare il ghaccio mentre io vado a fissare le corde lungo il magnifico tiro sopra il bivacco, tutto bagnato, salgo piano piano sperando di asciugarmi un po. Al calare della notte e dopo aver lottato contro una sezione con molto verglas fisso le corde e scendo a raggiungere i ragazzi alla cengia e bere infine qualcosa di caldo.
La notte fu molto scomoda, Tomi appeso a un paio di viti entra in parte nell'haulbag.
Noi dividiamo in quattro una piccola cengia inclinata,cerchiamo di riposare ma scivoliamo di continuo verso il basso.
Fortunatamente il vento cala come previsto e la giornata si annuncia molto bella. Scaldati dal sole riprendiamo la salita.
Risalgo la corda che ho fissato la sera precedente poi Tomi sale un tiro in artificiale gia molto bagnato ed un bel tiro in libera.
La scalata diventa piu su misto passo davanti contento di lasciare le jumar.
Fa molto caldo e per raggiungere il diedro superiore piu protetto dobbiamo attraversare una parte molto esposta alle cadute di ghiaccio.
Il diedro é fradicio e c'é molto ghiaccio alterno dry tooling e artificiale lungo il diedro superiore per diversi tiri.
Dopo tanta lotta iniziamo a pensare che forse ce la faremo ma ogni tiro sembra piu duro del precedente.
Sbuchiamo infine sotto i funghi di vetta molto contenti e oramai piu fiduciosi.
Salgo un tratto di misto molto bello ed un tunnel nei funghi per sbucare in vetta al tramonto. Siamo molto felici e una volta riuniti tutti in vetta possiamo festeggiare mangiare qualcosa e bivaccare comodamente.
La discesa il giorno seguente fu molto complicata a causa delle corde piu o meno rotte dalle tante risalite a jumar
Le ultime doppie le facciamo sotto una cascata d'acqua e colate di neve, siamo stanchi e le corde quasi tutte piu o meno rotte.
Con molto sollievo raggiungiamo tutti e cinque il ghiacciaio nel pomeriggio, giusto in tempo per iniziare la lunga marcia verso el chaltèn molto felici per avere riuscito questa grande avventura.
Korra Pesce

Alba sulle Torri dalla tenda al Campo Polacos
 
Salendo verso la Aguja Rafael
Approfittiamo di un tempo incerto per salire la Aguja Rafael



La scalata benché protetta dal forte vento era complicata a causa del bagnato
Cumbre
il giorno seguente il bel tempo inaspettato rende la scalata del Mocho molto piacevole

La Sud-Est della Egger vista dalla cima nevosa del Mocho


L'impressionante e esposto diedro Superiore
I funghi di vetta
Il primo tiro fuori dal ripido e pericoloso colatoio iniziale
il diedro inferiore che Tomi ha scalato con molta bravura presenta sezioni di 6c e A2
Roli con le Jumar sul diedro Rosso foto Carlito
passo davanti nel pomeriggio e risalgo i diedri della parte centale della via
nonostante la nostra inesperienza in materia di risalite a jumar e scalata artificiale abbiamo avuto il tempo di adattarci e sviluppare un minimo di efficacia
Il forte vento ci ha spinto a non salire troppo in alto sulla parete e avendo solo l'obbligo di non ritrovarci a dormire appesi agli imbraghi abbiamo con piacere rallentato a metà via dove abbiamo trovato un cono di ghiaccio nel quale abbiamo potuto tagliare una cengetta
io per scaldarmi fisso le corde nel tiro successivo quello che ha necessitato l'uso del Camalot 6
I ragazzi si occupano di tagliare nel ghiaccio una banchetta per 5
 
ilnostro bivacco nel diedro visto dalla discasa dal lato est del colle della Conquista che separe la Egger dal Cerro Torre
la cengia é ben visibile
il giorno seguente con una meteo ottimale puntiamo alla vetta ma le scariche di ghiaccio ci fanno temere per la nostra incolumità
per guadagnare in velocità e limitare l'esposizione sotto le colate d'acqua salgo alternando Dry Tooling e un po di artificiale
dopo aver colpito un compagno con un blocco di ghiacccio raddoppiamo di prudenza siamo vicini alla fine ma ogni tiro presenta difficoltà e pericoli importanti

la scalata offre tiri incredibili in un posto privilegiato dove ho scalato spesso nei miei sogni

finalmente usciamo dal diedro e raggiungiamo l'uscita della via Titanic di Orlandi, Giarolli e co.
un tiro in un tunnel e usciamo dalle difficoltà
le ombre si allungano sul cordon del Fitz Laguna Torre e lontano il Chaltén
cumbrree!
Inaki
il giorno seguente seppelliamo un biobag per la prima doppia
la discesa è spettacolare
passaggio obbligato dal colle della conquista
sulla est del Torre sopra il nevaio triangolare non vediamol'ora di toccare il ghiacciaio ma anche di poter tornare su questa parete
la discesa con le corde distrutte é stata piuttosto epica per fortuna nessuno si é fatto male
a volte il beltempo non aiuta per nulla,certe pareti si trasformano in trappole per topi
                                             

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