Patagonia dicembre 2015 gennaio 2016
Torre
Egger, Psycho Vertical
Prima
ripetizione, in stile alpino.
950mt
6c A3, 90°,M8
La
Patagonia e le sue montagne incredibili, paesaggi mozzafiato e vie
leggendarie, come non sognare una salita come questa.
Psycho
Vertical é una linea evidente nel cuore di una parete impressionante
qui ci si confronta a mito e leggenda, ad Alpinisti e uno stile di
altri tempi.
La
via é stata aperta nel 1986 dagli Sloveni Karo, Knez e Jeglic, con
impiego di corde fisse, mai ripetuta, mai tentata, qui i gradi
contano poco, basta leggere i nomi dei primi salitori, il nome della
via, guardare il tracciato diretto e dalla verticalità implacabile,
tutto cio stimola molto la mia mente, e piu che mai sento che questa
pazza idea di andare a provare una via simile é la ragione per cui
sono qui in Patagonia per la quarta volta.
All' inizio di gennaio dopo tanto maltempo abbiamo una chance di fare
qualcosa di bello.
Per
questa via straordinaria ho potuto contare sulla presenza
rassicurante dei miei compagni Tomas Roy Aguilo e Roli Striemitzer
Ci
armiamo di tanti camalot di tutte le taglie, qualche chiodo, nessuno
spit due giorni di cibo e bivacco leggero.
Sotto
un sole splendente schiacciati sotto il peso degli zaini copriamo
tutta la distanza che separa il villaggio dal Noruegos, scopriamo con
stupore che due amici Argentini
Carlitos
e Inaki sono al bivacco e che hanno lo stesso nostro progetto.
Per
questa via non avevo nessun dubbio che la convivenza in parete
avrebbe comportato diversi pericoli. Senza piano B, decidiamo di
scalare davanti e affrontare ogni ostacolo e problema passo a passo.
All'una
del mattino partiamo in direzione della parete. La neve non ha gelato
e facciamo la traccia nella neve bagnata.
Roli
sale i primi tiri del canale, non facili, a causa della neve poco
consolidata nei tratti piu verticali. Dopo questi 4 tiri siamo felici
di lasciare questo pericoloso canale.
Tomi
attacca la parete di granito verticale su roccia ottima ma con
qualche blocco instabile...
Dopo
aver sfiorato l'incidente decidiamo di unire le due cordate di modo a
ridurre i rischi. Io e Tomi ci dividiamo la scalata e
i
ragazzi dietro di noi saliranno con le jumar con il duro compito di
portare su gli zaini pesanti
Dopo
un difficile tiro di artificiale Tomi mi passa la corda e continuo
lungo una serie di fessure e diedri sempre piu bagnati e
strapiombanti. L'ambiente é impressionante ma stiamo avanzando
secondo i piani.
Dopo
il canale con tratti di ghiaccio verticale,
il
grande diedro inferiore ed il tratto con due tiri di artificiale
difficili, raggiungiamo una zona con grandi fessure strapiombanti
all'incirca a metà parete.
Sentiamo
il vento soffiare attraverso il Colle e una nuvola avvolge la
montagna, la meteo lo prevedeva e siamo fiduciosi che il giorno
seguente sarà molto bello.
Dobbiamo
trovare un posto da bivacco adatto al nostro gruppo ed un triangolo
di ghiaccio ai piedi di un diedro strapiombante sembra essere quanto
di meglio possiamo sperare di trovare in questa parete verticale.
I
ragazzi iniziano a tagliare il ghaccio mentre io vado a fissare le
corde lungo il magnifico tiro sopra il bivacco, tutto bagnato, salgo
piano piano sperando di asciugarmi un po. Al calare della notte e
dopo aver lottato contro una sezione con molto verglas fisso le corde
e scendo a raggiungere i ragazzi alla cengia e bere infine qualcosa
di caldo.
La
notte fu molto scomoda, Tomi appeso a un paio di viti entra in parte
nell'haulbag.
Noi
dividiamo in quattro una piccola cengia inclinata,cerchiamo di
riposare ma scivoliamo di continuo verso il basso.
Fortunatamente
il vento cala come previsto e la giornata si annuncia molto bella.
Scaldati dal sole riprendiamo la salita.
Risalgo
la corda che ho fissato la sera precedente poi Tomi sale un tiro in
artificiale gia molto bagnato ed un bel tiro in libera.
La
scalata diventa piu su misto passo davanti contento di lasciare le
jumar.
Fa
molto caldo e per raggiungere il diedro superiore piu protetto
dobbiamo attraversare una parte molto esposta alle cadute di
ghiaccio.
Il
diedro é fradicio e c'é molto ghiaccio alterno dry tooling e
artificiale lungo il diedro superiore per diversi tiri.
Dopo
tanta lotta iniziamo a pensare che forse ce la faremo ma ogni tiro
sembra piu duro del precedente.
Sbuchiamo
infine sotto i funghi di vetta molto contenti e oramai piu fiduciosi.
Salgo
un tratto di misto molto bello ed un tunnel nei funghi per sbucare in
vetta al tramonto. Siamo molto felici e una volta riuniti tutti in
vetta possiamo festeggiare mangiare qualcosa e bivaccare
comodamente.
La
discesa il giorno seguente fu molto complicata a causa delle corde
piu o meno rotte dalle tante risalite a jumar
Le
ultime doppie le facciamo sotto una cascata d'acqua e colate di neve,
siamo stanchi e le corde quasi tutte piu o meno rotte.
Con
molto sollievo raggiungiamo tutti e cinque il ghiacciaio nel
pomeriggio, giusto in tempo per iniziare la lunga marcia verso el
chaltèn molto felici per avere riuscito questa grande avventura.
Korra
Pesce
Approfittiamo di un tempo incerto per salire la Aguja Rafael |
La scalata benché protetta dal forte vento era complicata a causa del bagnato |
La Sud-Est della Egger vista dalla cima nevosa del Mocho |
L'impressionante e esposto diedro Superiore |
I funghi di vetta |
Il primo tiro fuori dal ripido e pericoloso colatoio iniziale |
il diedro inferiore che Tomi ha scalato con molta bravura presenta sezioni di 6c e A2 |
Roli con le Jumar sul diedro Rosso foto Carlito |
passo davanti nel pomeriggio e risalgo i diedri della parte centale della via |
nonostante la nostra inesperienza in materia di risalite a jumar e scalata artificiale abbiamo avuto il tempo di adattarci e sviluppare un minimo di efficacia |
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